lunedì 19 settembre 2016

Suite francese di Irène Nèmirovsky

Non mi capita spesso di usare certi termini, ma Suite francese è un capolavoro.
La storie della stesura meriterebbe di per se un libro.

L'autrice, Irène, nasce a Kiev nel 1903, in una famiglia dell'alta boghesia ebraica. Nel 1918 la famiglia Nèmirovsky è costretta però a lasciare la Russia a causa della Rivoluzione e si trasferisce a Parigi dove vivranno comunque una vita agiata. Durante gli anni '20 , Irène pubblica i suoi primi racconti e inizia la sua carriera di scrittrice. Nell'autunno del '39, per sfuggire agli orrori della guerra, Irène, assieme al marito e alle due figlie, si rifugia in Borgogna, dove inizia la stesura di Suite francese che verrà bruscamente interrotta dalla deportazione dell'autrice. Gli appunti e quanto già scritto viene salvato dalle figlie che si erano rifugiate presso amici per scampare all'arresto e che daranno alle stampe il romanzo nel 2004 restituendo alla madre il meritato posto tra i grandi scrittori del '900.


Nelle intenzioni iniziali dell'autrice, l'opera doveva essere composta da 4 o 5 parti a cominciare da Temporale di giugno, in cui si racconta "la disfatta della Francia nel giugno del 1940, la paura, l'esodo, lo sciame impazzito, il sordido egoismo, rari esempi di umana virtù."
"Va bene Dolce", scrive Irène nei suoi appunti, "per il secondo movimento, piano, pianissimo: l'occupazione tedesca, la vita quotidiana, la Storia e le storie."
Tutto ciò veniva scritto mentre la Storia accadeva e stupiscono il distacco e la grande capacità di analisi dell'autrice.
Questa sinfonia, da cui il titolo Suite, ispirata ai movimenti della musica classica, si apre descrivendo la repentina avanzata ei Tedeschi in Francia che entrarono a Parigi il 14 giugno 1940.
Vasta e variegata è l'umanità che si ritrova a fuggire e per meglio descrive questa moltitudine, la Nèmirovsky si affida al contrasto, al confronto tra le varie classi sociali e le loro ppreoccupazioni, spiegandoci la miseria con la ricchezza e vice versa.


Come spiega nei suoi appunti:
         "Da qualche anno tutto quello che si fa in Francia nell'ambito di una certa classe sociale 
          ha un solo movente: la paura. E' stata la paura a provocare la guerra, la sconfitta e la 
          pace attuale. [...] Vi è un abisso tra la casta dei nostri dirigenti attuali e il resto della 
          nazione. Gli altri Francesi, avendo ben poco da perdere, hanno meno paura. Quando 
          la vigliaccheria non soffoca più negli animi i buoni sentimenti, questi possono fiorire."

La seconda parte del romanzo, intitolata Dolce, è diversa: lasciamo il fiume di fuggiaschi e ci fermiamo in un piccolo paese dove molte famiglie sono costrette a dare alloggio agli ufficiali tedeschi, mentre padri, mariti e figli sono morti in guerra o prigionieri del nemico.
Non è più un coro di voci ma è la storia di Lucile a portare avanti il racconto, "è un po' come la musica in cui si sente a volte tutta l'orchestra, a volte il violino solo." Il ritmo si placa e la vita, per quanto possibile, va avanti.
La Nèmirovsky stupisce nel rendere comprensibile il rapporto coi soldati tedeschi, a loro volta solo persone e vittime della guerra. Sarebbe stato più semplice, ma meno realistico, attribuirgli il ruolo dei cattivi.

Un'immagine tratta dal film ispirato al romanzo Suite francese
E qui la storia si interrompe, purtroppo per noi, e solo dagli appunti lasciati dalla scrittrice riusciamo a intuire quello che sarebbe stato il seguito. Un libro senza finale quindi? Non proprio, anche in questo il romanzo sembra descrivere la realtà della guerra, con tante, troppe vite lasciate senza finale, incomplete.
Un romanzo universale, scritto con uno stile elegante, privo di fronzoli ma riccamente espressivo, quasi pittorico o fotografico.
Una fotografia estremamente nitida di un periodo storico drammatico, un ritratto in bianco e nero di grande impatto emotivo e valore artistico.

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